Andrea Scanzi e Paolo Canè, che polemica per un articolo su Il Fatto Quotidiano: botta e risposta sul web

Doveva essere un articolo celebrativo, un ritratto affettuoso e bonario scritto con ironia e leggerezza per una rubrica de Il Fatto Quotidiano chiamata ‘Che peccato’: si è trasformato invece in un’occasione di scontro tra Paolo Canè, mitico ex tennista azzurro che s’esaltava nelle sfide di Coppa Davis e attuale voce del tennis sulle reti Rai, e il giornalista Andrea Scanzi, volto noto agli appassionati di dibattiti televisivi nonché firma estrosa e funambolica. Ma soprattutto “tifoso” di Canè. L’articolo di Scanzi a ‘Paolino’ non è piaciuto, vi ha riscontrato alcune inesattezze e le ha sottolineate in un video diffuso sulla sua pagina Facebook. Poi però è arrivata la risposta (non proprio edulcorata) di Scanzi su Youtube.

Il video di Canè dopo l’articolo di Scanzi Scanzi, secca replica a Canè su Youtube Scanzi-Cané e il riferimento a Galeazzi

Il video di Canè dopo l’articolo di Scanzi

“Scanzi ha detto delle cose non vere”. Così Paolo Canè, in un video, ha commentato l’articolo. Elencando punto per punto le varie imprecisioni. “Partiamo dalla ‘sfiga’ dell’Olimpiade del 1984. Sì, allora era uno sport dimostrativo però era un torneo in cui tutti puntavano a vincere la medaglia, un torneo vinto da Stefan Edberg. Io presi il bronzo, che vi mostro, quindi 40 anni prima di Musetti una medaglia l’avevo portata a casa. Leggo anche di problemi fisici – ed è vero – e di completi da ergastolano che sfoggiavo, ma erano del mio sponsor. Leggo anche di una sconfitta nettissima: sì, persi 6-0 6-0 da Jarryd, ma avevo problemi familiari e a differenza di molti non sono andato dai giornalisti a piangere”.

“Ho giocato lo stesso”, ha aggiunto Canè. “A fine partita poi sono corso a casa. E le piante del Foro Italico non le ho rotte dopo quell’incontro, ma dopo aver perso un match contro Hlasek, quando mi furono chiamati 14 falli di piede sul 5-5 nel terzo set. Poi ho incontrato quel giudice e mi chiese scusa, disse che si sentiva protagonista”. Un’altra questione chiama in causa Giampiero Galeazzi: “Scanzi scrive che per l’euforia della sua telecronaca del match contro Wilander a Cagliari, avrei rotto i mobili di casa? Ho ricordi bellissimi di Giampiero, mi disse solo che quando giocavo avrebbe messo tutte le sue fiches sul tavolo”.

E ancora, a proposito di un’impresa sfiorata contro Ivan Lendl: “Non sono mai stato a due punti dal match contro Lendl, ero avanti 30-15 sul 4-3 al quarto set quando ero in vantaggio di due set a uno”. Chiusura su una critica ai suoi commenti tecnici: “Sembro un pallettaro quanto faccio le telecronache? Un conto è giocare, un altro commentare. Cerco di dare una linea sottile, piacevole di quello che vedo. Il film lo fanno i giocatori. Non ho bisogno di commentare per tirare a campare, posso campare benissimo seguendo la mia scuola tennis che ho da 14 anni. E meno male che chi scrive mi ha adorato”.

Scanzi, secca replica a Canè su Youtube

Dopo qualche giorno è arrivata la risposta di Scanzi, su Youtube. “Una risposta a Paolo Cané (sperando che impari a leggere)”, il titolo – perentorio – del video. “Un video che avrei preferito non fare, visto che ho sempre amato Canè. È tra i miei sportivi preferiti degli Anni 80, ma purtroppo non ha capito nulla, o non gli hanno fatto capire nulla, di un articolo che ho scritto a Ferragosto. Un ritratto di Paolo Cané per una rubrica che si chiama ‘Che peccato’. Secondo me Paolo poteva fare di più, è stato un grande ma poteva essere più grande. Era un articolo intriso di affetto e di ironia. Evidentemente Paolo, bravissimo in Davis e nei tornei, molto meno come telecronista e peggio ancora come lettore, non ha capito nulla”.

Velenosi i commenti di Scanzi: “Se io fossi Paolo Cané e avessi ricevuto un racconto sul Fatto Quotidiano sarei andato a Lourdes dalla gioia. Purtroppo Paolo non hai capito niente del racconto, mi dispiace che hai fatto una sbrodolata dal punto di vista dialettico. Ti rispondo punto per punto. Nel 1984 ho sottolineato con dispiacere che hai vinto una medaglia di bronzo alle Olimpiadi ma nessuno ti cagò, perché era uno sport dimostrativo, a dimostrazione della sfiga che ti accompagnava. Ricordi di essere stato infortunato un sacco di volte alla schiena: e l’ho scritto, come ho scritto che non hai vinto quanto meritavi, anche perché avevi un fisico che non supportava il tuo grande talento“.

E ancora: “Cosa mi critichi se sono l’unico rimasto che parlo di te? Completi da ergastolano: era una battuta, caro Paolo. Li compravo anch’io e sono meravigliosi. La partita persa 6-0 6-0 contro Jarryd: dici che la partita l’hai persa per motivi familiari. Dov’è la critica che mi rivolgi per aver scritto che la partita più brutta che hai fatto era quella? Bravo, sei sceso in campo lo stesso, ma cosa vuoi da me? Poi i fiori a Roma li hai spaccati dopo la partita con Hlasek che perso 6-4 al terzo a Roma 1991, perché il giudice ti chiamò 14 falli di piede. Prendo atto che ho confuso, ma non mi sembra un errore grave e tra l’altro avresti dovuto correggerlo a tutti gli altri che hanno scritto questo”.

Scanzi-Cané e il riferimento a Galeazzi

Quindi sulle dichiarazioni attribuite a Giampiero Galeazzi e smentite dall’ex tennista: “Galeazzi mi raccontò che gli dicesti che quando ascoltavi la sua telecronaca del match vinto su Wilander, ti caricavi così tanto che avresti spaccato i mobili. Che poi qual è il problema? Ti svilisce questa cosa? Come fai a smentire quello che Galeazzi raccontò a me? Poi che tu fossi a due punti dal match contro Lendl lo dice anche la tua pagina di Wikipedia, è l’unico mezzo errore che ho fatto e ti chiedo scusa. Non sei pallettaro quando fai il telecronista? Certo che lo sei. Non sei adatto a fare il telecronista, hai un intercalare brutto, non hai una grande dialettica, non aggiungi molto. Non sei Bertolucci“.

E infine un altro retroscena: “Dici che non mi conosci quando mi telefonasti vent’anni fa per un articolo che scrissi su La Stampa o su Il Manifesto, per farmi i complimenti. Adesso non far finta di non conoscermi. Anzi, già che ci sei fai un poster: accanto alla medaglia di bronzo dimostrativa del 1984, inquadra pure l’articolo di Andrea Scanzi del 15 agosto 2024. Avresti dovuto incorniciarlo, invece di criticarlo. Ti sei fidato di sette haters miei e mi hai attaccato. Ho scritto che eri una delle poche cose da salvare di quel periodo orrido per il tennis italiano, ma purtroppo non l’hai neppure capito”.